Guareschibis by Osservazioni di uno qualunque2.0

autore:Osservazioni di uno qualunque2.0
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2016-05-31T14:47:08+00:00

TORMENTO IN RIVA AL MARE

Il mare era lì e dirimpetto stava il caffè ai tavolini del quale bivaccava la banda. Margherita guardò a lungo e in silenzio la sconfinata pozzanghera azzurra, poi sospirò: — Se improvvisamente l’Oceano restituisse tutte le sue prede, cosa succederebbe?

— Che gli darebbero dello stupido — rispose la Pasionaria senza alzare gli occhi dal gelato.

Non seppi cosa obiettare: in fondo questo è purtroppo il premio che l’umanità dà agli onesti.

Margherita parve non essersi accorta dello scetticismo di sua figlia:

— Se il mare restituisse tutte le sue prede — esclamò Margherita — forse noi scopriremmo cose che la nostra mente oggi non può neppure immaginare. Giovannino, ci pensi?

— No, Margherita: preferisco non pensarci. L’ignoto mi fa paura.

— L’ignoto mi affascina — affermò Margherita. — Io spesso mi sorprendo con gli occhi perduti nella immensità dell’abisso celeste e mi pare di sentire la terra sfuggirmi di sotto i piedi, ma non provo paura. Provo invece l’acuto desiderio di precipitare nella voragine dell’universo…

— Ti capisco, Margherita: ma non devi preoccuparti. Sono disturbi causati dalla cattiva digestione. Anch’io spesso ho degli incubi.

La mia banalità indispose Margherita che incominciò a spiegarmi l’inimmaginabile infelicità di una donna ipersensibile costretta a vivere assieme a un uomo grossolano. Fortunatamente si udì la voce della Pasionaria:

— C’è gente in bottega.

Levai gli occhi e mi trovai davanti un signore dall’aspetto assai raccomandabile. Aveva uno dei miei libri tra le mani e me lo porse.

— Disturbo?

— No — risposi allegramente prendendo il libro. — Però non ho la penna.

Mi porse la penna:

— Se non le dispiace, oltre alla firma, due parole di dedica. Mi chiamo Luigi Ventitré. Sì: Ventitré come venti più tre. Però in lettere, non in cifre. Mi raccomando: una dedica che non sia uguale a quelle che lei mi ha fatto per gli altri suoi libri che ho comprato tempo fa: «A Luigi Ventitré cordialmente», «A Luigi Ventitré con viva cordialità», «A Luigi Ventitré con tanta cordialità»; queste dediche me le ha già fatte.

— Ho capito — risposi. — Niente ripetizioni.

Incominciai a scrivere: «A Luigi Ventitré con…».

— Prego! — esclamò il signore che si era messo alle mie spalle per leggere quello che stavo scrivendo.

Mi interruppi e lo guardai:

— Dica.

Disse.

— A Luigi Ventitré con che cosa? Non vorrei averla già.

— «Con simpatia» — spiegai.

— La simpatia l’ho già. Anche se lei mette «con viva simpatia» o «con grande simpatia» la cosa non cambia.

— «Con stima» — risposi io.

Sorrise allargando le braccia:

— Non mi conosce neanche: come fa a stimarmi o a disistimarmi?

Sparai il colpo segreto, quello che riesce sempre:

— «A Luigi Ventitré con amicizia». Va bene?

Scosse la testa:

— Se non può stimarmi perché non mi conosce, non può neanche essere mio amico. Non pretendo niente di straordinario, mi intenda. Soltanto una dedica simpatica, che non dia l’idea di quelle fatte in serie.

Mi asciugai la fronte. Bevvi.

— Non è facile tirar fuori una dedica particolare per una persona che non si conosce — spiegai. — Bisogna rimanere generico per forza. Dato che lei ha comprato gli altri miei libri posso cercar di prendere spunto da questo fatto.

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